Madre Teresa di Calcutta e Chiara Lubich: Una amicizia affascinante

Tu fai quello che io non posso fare e io faccio quello che tu non puoi fare”. Sono le parole pronunciate da Madre Teresa di Calcutta a Chiara durante uno dei loro incontri. Si tratta di parole che esprimono a pieno la convergenza e la complementarietà di due figure eccezionali; due anime allo stesso tempo profondamente diverse ma incredibilmente simili. Una frase che narra in moFeatured imagedo semplice ed esaustivo la “semplice complessità” della loro amicizia.

Il loro incontro più significativo avviene forse nel 1997 nel quartiere di Harlem a New York dove le missionarie della carità di Madre Teresa, oltre ad aver fondato un convento di suore contemplative, gestiscono una mensa per i poveri ed una casa di cura per malati di AIDS. Chiara si trova là dietro invito dell’ Imam W.D. Mohammed per partecipare ad un incontro presso la moschea che fu di Malcolm X.; una visita che rappresenta una pietra miliare nella storia del dialogo con l’Islam.

Madre Teresa è a letto malata e nonostante il parere contrario dei medici chiede con insistenza di incontrare Chiara. Si salutano come fossero amiche da sempre e instaurano un lungo colloquio parlando dei rispettivi carismi. Madre Teresa descrive a Chiara il suo “quarto voto” che è quello di cercare i “più poveri tra i poveri” e alla fine dell’incontro le dona un cartoncino con queste parole scritte da lei:

Il frutto del silenzio è la preghiera

Il frutto della preghiera è la fede

Il frutto della fede è l’amore

Il frutto dell’amore è il servizio

Il frutto del servizio è la pace.

La loro storia narra una amicizia affascinante che porta al confronto tra due carismi che pur in modo diverso ed in diversi contesti pongono il servizio al prossimo come base di partenza ineliminabile.”Amare, dunque, amare, amare, amare. Perché la vita, ogni vita, ogni stadio della vita, chiede amore. Alla cultura della morte dobbiamo opporre una cultura della vita”. Così dichiarava Chiara a Firenze, dove il 17 maggio 1986, insieme a Madre Teresa, era stata chiamata a dare una testimonianza alla giornata “Ogni vita chiede amore”.

Nel dicembre del 2011 viene assegnato alla memoria di Chiara il premio europeo per la vita intitolato a Madre Teresa di Calcutta. Riportiamo qui di seguito il discorso tenuto dalla presidente del Movimento dei focolari, Maria Voce

Signor Presidente, On. Carlo Casini, Sua Eminenza, Card. Antonelli, Signor Sindaco, Signore e Signori,

in primo luogo vorrei esprimere il più vivo ringraziamento al Movimento per la Vita, che oggi vuole ricordare Chiara Lubich, assegnandole questo importante riconoscimento. Ed è bello che avvenga proprio in questa sala che l’ha vista presente in più occasioni.

La persona e l’opera di Chiara Lubich possono essere guardate da mille prospettive, ma certo quella di oggi è particolarmente confacente, poiché mette in luce il suo contributo alla tutela dei diritti dell’uomo.

Possiamo chiederci: cosa ha mosso la giovanissima maestra di Trento, durante la seconda guerra mondiale, a dar vita, quasi senza rendersene conto, ad un vasto Movimento che ormai ha raggiunto uomini e donne delle più diverse nazioni, culture, fedi? L’amore. L’amore verso Dio e l’amore verso l’uomo, ogni uomo. Il Vangelo vissuto, Parola per Parola, ha fatto scoppiare nella piccola realtà trentina una vera rivoluzione: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi 2 miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me, “legge Chiara nel Vangelo. Lo scoprire il volto di Gesù in ogni persona ha elevato l’uomo alla sua vera dignità, e ha spinto Chiara e le sue compagne a quell’amore pronto anche a dare la vitaper i fratelli.

E così, l’aiuto ai più poveri è stato il primo prorompente effetto di ciò, a tal punto che pensavano che,risolto il problema sociale di Trento, avrebbero risolto tutto. Il loro atteggiamento di piena condivisione nei confronti dei più disagiati – li invitano anche a pranzo e per loro scelgono la tovaglia, le stoviglie ed i cibi migliori – è stato il banco di prova dell’amore universale verso tutti che avrebbe portato poi il Movimento a raggiungere gli ultimi confini. Dal primo momento i poveri rispondono,condividendo il poco che hanno, o quello che non hanno. È la reciprocità la chiave per comprendere come sia stato possibile mettere le basi a questo bozzetto di società rinnovata dalla vita del Vangelo che si è andata componendo prima a Trento e poi nel mondo.

L’ideale che anima Chiara non si rivolge però solo ad una categoria di persone, come i poveri, ma ben presto si allarga a tutti. Il disegno di Dio sull’uomo è una vita che inizia flebile e indifesa, cresce e si afferma nell’interazione con le creature e il creato, supera la morte ed entra nella perenne novità della condizione divina, per diventare e vivere da “figlio di Dio”.

Tutti gli uomini sono figli di Dio e quindi fratelli fra di loro; e Chiara lavora perché nel mondo si realizzi la fratellanza universale. Lo fa per oltre 60 anni, non tanto proclamando a voce i diritti dell’uomo, quanto suscitando in più uomini e donne possibile uno stile di vita “evangelico”, che ha come necessaria conseguenza il rispetto dell’uomo e dei suoi diritti. Proprio da questa vita, dei singoli e delle comunità, sono fiorite e continuano a fiorire migliaia di opere in favore dei diritti umani, tipica espressione di questo amore all’uomo.

Ricordo per tutte la ONG nata in seno al Movimento dei Focolari: AMU (Azione per un Mondo Unito), che sostiene molte di queste opere e che lavora assieme ai destinatari degli aiuti, rendendoli attivi, protagonisti dei progetti di sviluppo creati insieme. Il Movimento dei Focolari, nato nel 1943, sembra quasi precorrere la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948), che all’articolo 1 afferma: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Tanto che, quando, nel 1998, il Consiglio d’Europa assegna a Chiara il “Premio per i diritti dell’uomo”, l’on. Leni Fisher, presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, le si rivolge così: “Signora Lubich, lei ha dimostrato come una persona straordinaria possa avere un impatto sul mondo, non cercando ruoli politici e accumulando ricchezze, ma con un lavoro incessante, una convinzione profonda ed una visione chiara della sua missione. Lei ci ha ricordato che la parola ‘bisogni’ è una dimensione troppo spesso dimenticata quando parliamo di diritti. Con la sua insistenza sulla necessità di rispettare gli altri e di accordare la stessa dignità a tutti: individui e popoli, lei non ha mai cessato di ricordarci che la politica, che può così facilmente perdere di vista i suoi scopi fondamentali a causa della complessità delle pressioni, esiste tuttavia per servire il popolo”

È stato proprio il “lavoro incessante” e la “convinzione profonda” con cui Chiara ha formato migliaia e migliaia di persone che ha permesso di innestare nella società quella linfa nuova che, magari pian piano, senza strepito, la cambia alla radice, portando i suoi membri a superare la “categoria del nemico”, ad “amare la patria altrui come la propria”, a guardare l’altro sempre come fratello, a rispettare la vita, in ogni momento.

Per questo Chiara ha guardato con un’attenzione particolare alle famiglie. “Nella famiglia – diceva nel suo messaggio al Familyfest nel 93 – la vita dell’altro èpreziosa quanto la propria, talvolta più preziosa della propria; ci si preoccupa della salute di tutti e ci si fa carico di chi non sta bene. È lì che naturalmente si accende e si spegne la vita, che trovano accoglienza, affetto e cura il diversamente abile, l’anziano e il malato terminale”.

E come avere sempre questa disposizione? Come influire sugli orientamenti e sulle scelte politiche e socialidei singoli e dei popoli? “Per chiunque si accinga oggi a spostare le montagne dell’odio e della violenza – ha affermato Chiara alle Nazioni Unite -, il compito è immane e pesante. Ma ciò che è impossibile a milioni di uomini isolati e divisi, pare diventi possibile a gente che ha fatto dell’amore scambievole, della comprensione reciproca, dell’unità il movente essenziale della propria vita”3

Sono tante le pagine della storia di Chiara che Leni Fisher, Cerimonia di consegna del “Premio Europeo dei diritti dell’uomo 1998”, Strasburgo, 22 settembre 1998.

Chiara Lubich, “Verso l’unità delle nazioni e l’unità dei popoli“, Sede delle Nazioni Unite (New York), 28 maggio 1997 potremmo ricordare oggi, ma il premio, intitolato a Madre Teresa, ci rimanda a quel 17 maggio 1986, quando queste due straordinarie donne si sono trovate insieme, a Firenze, proprio al Convegno del Movimento per la vita, a parlare della vita, a valorizzare ogni vita, mostrandoci come essa è sempre degna di essere vissuta e lanciando un appello attraverso la loro testimonianza. Ma non posso non pensare anche all’impegno personale di Chiara, iniziato dagli anni ‘70, quando auspicava e incoraggiava la costituzione di un movimento per la vita, sentendolo necessario per suscitare iniziative specifiche in questo ambito, sia sul piano culturale, che politico, o sociale. Proprio da questa spinta di Chiara è nata in tutta l’Italia la collaborazione, spesso silenziosa e discreta ma sempre preziosa e costruttiva, da parte di membri del Movimento dei Focolari al Movimento per la Vita e ai Centri di Aiuto alla Vita.

Mi auguro che quei principi che hanno caratterizzato allora la nascita del Movimento per la Vita siano sempre vivi e fonte di luce e di continua ispirazione per l’avanzare di tale nobile necessaria e più che mai impegnativa iniziativa.

Ringrazio dunque di questo Premio in memoria di Chiara Lubich. Lo faccio con gioia anche a nome di tutto il Movimento e sento così di sostenere coloro nel nostro Movimento – e sono tanti – che scelgono di svolgerequesto servizio a difesa della vita fin dal suo concepimento, non solo come impegno personale ma anche come espressione del Movimento dei focolari e del suo ideale di unità e di fraternità, nello sforzo di affrontare gli attuali problemi etici di notevole rilievo e di discernere, alla luce del carisma dell’unità e dell’insegnamento della Chiesa, posizioni chiare, anche se controcorrente, rispetto a molteforme diffuse di pensiero “relativistico”. Nel Convegno a Firenze dell’86, già ricordato, Chiara ha evidenziato come “il mondo, che languisce spesso per il timore della vita, che s’agita per sopprimere la vita, ha bisogno dell’amore, ha un’urgente necessità diun’invasione d’amore”6

E vorrei concludere con il suo augurio in quell’occasione:

“Usciamo [da qui] col proposito di fare della nostra vita un solo atto continuato d’amore verso ogni prossimo”, verso ogni vita!

Grazie.

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